Giovani e imprese, due mondi che faticano a dialogare
07 Feb 2024

Giovani e imprese, due mondi che faticano a dialogare

Nel 2023 le assunzioni programmate dalle imprese in Italia sono state 5,5 milioni (+6,5% rispetto al 2022) e circa il 30% sono destinate ai diplomati. Nonostante ciò, le imprese accusano una mancanza di candidati e competenze inadeguate a svolgere mansioni aziendali.

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Il Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e dall’ANPAL, ha recentemente pubblicato un interessante report circa il rapporto tra giovani e lavoro, offrendo un’analisi approfondita sulle prospettive occupazionali e competenze richieste dal tessuto produttivo.

Il contesto in cui oggi ci troviamo, specifica l’analisi, è dominato dall’incertezza: gli effetti degli attuali conflitti (prima quello tra Russia e Ucraina, poi quello in Medioriente), che fanno seguito alla precedente emergenza dovuta alla pandemia, appaiono ormai come uno scenario dei più complessi degli ultimi anni, con conseguenze difficili da prevedere sul piano sociale, economico e lavorativo.

Il mercato del lavoro, quindi, sta attraversando una fase di grande trasformazione, indotta da profondi mutamenti strutturali generati da alcuni fattori di cambiamento, tra i quali globalizzazione, digitalizzazione, cambiamenti climatici e invecchiamento della popolazione.

In questo scenario, i fattori dei quali le imprese tengono sempre più conto quando ricercano e selezionano chi assumere, non sono solo legati alle competenze culturali e tecniche (tra cui quelle digitali e quelle collegate ai cambiamenti ecologici), ma anche alle capacità “trasversali”: problem solving, lavorare in gruppo e in autonomia, flessibilità e spirito di adattamento.

Il Rapporto Istat 2023 chiarisce come, pur in presenza di una diminuzione del tasso di occupazione giovanile rispetto all’anno precedente, dovuto anche al cosiddetto “inverno demografico” (nascono sempre meno bambini in Italia e di conseguenza ci sono sempre meno giovani), il titolo di studio sia ancora un valore aggiunto sia per trovare un lavoro che per guadagnare di più.

Il diploma di scuola superiore, infatti, è molto richiesto dalle imprese: il 29% delle assunzioni (1.596.000), infatti, è destinato nel 2023 ai diplomati; per un confronto, per i laureati sono previste 768.000 assunzioni, pari al 13,9%.

Come l’anno scorso, i diplomi maggiormente richiesti sono quelli con indirizzo amministrazione, finanza e marketing: su un totale previsto di 1.596.000 assunzioni, 481.000 circa appartengono a questo ambito. Seguono le richieste per l’indirizzo turismo, enogastronomia e ospitalità (in crescita rispetto all’anno scorso, 279.000 circa) e quelle in ambito meccanica, meccatronica ed energia (148.000 circa).

Oltre un terzo del totale delle assunzioni previste dei diplomati è destinato alle professioni commerciali e nei servizi, in aumento rispetto all’anno scorso, con circa 600.000 entrate.

Le aziende, tuttavia, faticano a trovare alcune figure professionali specializzate, in particolare le professioni tecniche della salute, i tecnici delle costruzioni civili, gli elettrotecnici e i tecnici elettronici; seguono gli agenti assicurativi e gli agenti immobiliari.

La motivazione principale per cui le imprese hanno difficoltà a trovare i diplomati di cui hanno bisogno è dovuta alla mancanza di un numero sufficiente di candidati nel 60% dei casi, in aumento rispetto allo scorso anno. Il secondo motivo è legato al consueto mismatch tra domanda e offerta di lavoro: le imprese, nel 33% dei casi circa, percepiscono i neodiplomati come inesperti e/o senza le competenze adeguate a svolgere alcuni compiti specifici.

Luca Fraccaro, Presidente di Confapi Treviso, commenta così l’analisi: “Quello che stiamo attraversando è un momento particolare, da un lato le opportunità di lavoro sono molteplici, dall’altro molti settori faticano a trovare personale. Tale paradosso è anche frutto di uno scarso dialogo tra imprese e formazione che danneggia la crescita e i giovani stessi. In tale contesto, è nostro compito promuovere le opportunità che il territorio offre, sia in termini professionali che di sviluppo sociale.”

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