Salario minimo, Confapi: “Contrattazione collettiva strumento principe per garantire lavoratori e imprese”
Il Presidente di Confapi Cristian Camisa interviene sul tema del salario minimo, ribadendo la necessità di rafforzare la contrattazione collettiva tra parti realmente rappresentative.
“La contrattazione collettiva nazionale, che Confapi porta avanti dal 1947 nell’interesse delle piccole e medie industrie private, deve restare, anche in tema di salario minimo, lo strumento principe. Stabilire per legge il salario minimo andrebbe a sminuire il ruolo dei corpi intermedi e la libertà di contrattazione tra le parti”.
Lo dichiara il Presidente di Confapi, Cristian Camisa, a seguito del dibattito politico nato dopo la proposta d’introdurre per legge un salario minimo di 9 euro lordi all’ora, presentata da una parte consistente delle forze di opposizione in Parlamento.
“Ribadiamo che in Italia – continua Camisa – sono troppi i contratti sottoscritti da sigle sindacali e datoriali non rappresentative che creano dumping tra le imprese e che in molti casi comportano retribuzioni basse per lavoratrici e lavoratori.”
“Occorre – continua il Presidente di Confapi – rafforzare quella contrattazione tra parti realmente rappresentative, perché in questo modo non solo si garantiscano salari equi, ma anche maggiori tutele e sicurezza nei luoghi di lavoro. Abbiamo fiducia nei risultati che il lavoro e gli studi che il Presidente Brunetta e il Cnel, anche attraverso le rappresentanze che siedono nel nuovo Parlamentino, porteranno avanti in un rinnovato ruolo di indirizzo delle politiche del lavoro.”
“Come Confapi – conclude il Presidente di Confapi – siamo pronti a contribuire e auspichiamo altresì che una volta concluso questo lavoro si riattivi quel modello adottato durante la crisi pandemica, il quale ha permesso a tutte le Parti sociali convocate ai tavoli di trovare soluzioni comuni ed efficaci a problematiche estremamente complicate”.