Mercato del lavoro, in Veneto cresce l’occupazione nonostante le criticità che rallentano la ripresa
21 Apr 2022

Mercato del lavoro, in Veneto cresce l’occupazione nonostante le criticità che rallentano la ripresa

Nel primo trimestre 2022 in Veneto crescono le nuove assunzioni, aumenta la dinamicità del mercato del lavoro post pandemia, ma la stima di crescita del Pil viene ridimensionata a causa tensioni internazionali.

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Sono disponibili i dati aggiornati al primo trimestre appena concluso di Veneto Lavoro, relativi allo stato di salute del Mercato del lavoro e dell’Economia del nostro territorio regionale.

Nei primi tre mesi del 2022 il saldo tra assunzioni e cessazioni dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, a tempo determinato e di apprendistato è pari a +23.600 posizioni lavorative.

Rispetto allo scorso anno si registra, quindi, una crescita di +12.600 unità, legata principalmente alle conseguenze della pandemia da Covid-19, ora meno gravi che in passato. Solo nel mese di marzo, il bilancio occupazionale è stato positivo per +16.000 posizioni lavorative.

La crescita dei posti di lavoro riguarda sia i contratti a tempo indeterminato (+10.600) che quelli a tempo determinato (+13.700); l’apprendistato, al contrario, registra un calo di -800 posizioni, a causa della crescita costante delle trasformazioni a tempo indeterminato.

Le assunzioni registrano nel trimestre preso in esame un aumento del 45% rispetto al 2021 (+63% nel solo mese di marzo) e del 21% sul 2020, toccando nel trimestre quota 152.300.

Da segnare il fatto che ben un terzo dei nuovi contratti riguarda i giovani, che in termini tendenziali registrano la crescita più vigorosa rispetto al 2021 (+47%).

In sostanza, stiamo velocemente tornando ai livelli pre-Covid, sia sul versante dei saldi che della domanda di lavoro.

Dando uno sguardo ai settori, il terziario vede le assunzioni raddoppiate nelle attività culturali e nell’editoria, e addirittura quadruplicate nel turismo, nonostante le difficoltà legate al reperimento di figure da impiegare nella ricezione e ristorazione (cuochi, baristi, camerieri, portieri notturni, ecc.), in vista dell’imminente apertura della stagione balneare lungo il litorale veneto.

L’industria registra un aumento delle assunzioni del 37% e un bilancio positivo per oltre 10 mila posizioni lavorative, grazie ai settori dell’occhialeria, calzature, macchine elettriche e mezzi di trasporto. L’ agricoltura, invece, segna un calo del -9% sul 2021, ma a causa di fattori esterni alle logiche di mercato. Il recuperato buono stato di salute del turismo si evidenzia nelle provincie a maggior vocazione turistica, quali Verona Venezia, registrano i saldi occupazionali più positivi (rispettivamente +7.800 e +7.100 posizioni lavorative dipendenti).

Le cessazioni sono state nel trimestre complessivamente 128.700 (+39%), la maggior parte delle quali relative alla chiusura di tempi determinati o dimissioni, che nel periodo gennaio-marzo sono aumentate del 52%.

Aspetto molto interessante, come conseguenza alla progressiva uscita dallo stato di emergenza pandemica, è quello che si sta verificando nella dinamicità del mercato del lavoro.

È aumentato, infatti, il desiderio di cambiamento di mansioni, ruoli e professionalità che spingono molti lavoratori a spostarsi sia di azienda che di territori, con un ricollocamento marcato.

I licenziamenti, quindi, sono praticamente raddoppiati, e le nuove disoccupazioni registrano un +9% sul 2021.  L’aumento maggiore è avvenuto nelle province in cui si è osservato il miglior risultato occupazionale del trimestre, ovvero Venezia e Verona (+17% di dichiarazioni di disponibilità DID).

Concludendo, i livelli occupazionali non stanno particolarmente risentendo delle ormai note criticità legate al vertiginoso aumento dei costi dell’energia e delle materie prime e alla loro carenza di approvvigionamento, nemmeno dalla spinta inflazionistica, e del conflitto russo-ucraino, tuttavia le previsioni economiche sono orientate ad un forte ridimensionamento della crescita del Pil, abbassata a circa il +2% rispetto il +4% stimato a fine 2021. Il raggiungimento definitivo dei livelli precedenti alla pandemia, pertanto, è rimandato al prossimo anno.

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